Contro un'editoria che profuma di cimitero, in questi anni si sono moltiplicati come zanzare d'estate i festival di fotografia, le fiere sempre più simili ai mercatini domenicali. Non basta. L'editoria continua ad essere in coma profondo e le edicole chiudono. I fotografi, documentaristi e fotoreporter tentano di migrare dalle pagine delle riviste ai muri delle gallerie d'arte. Non è così facile come sembra e anche se trovano delle dignitosissime pareti ad accogliere le loro foto queste non si vendono. Come non si vendono nelle più disparate fiere. Milano, Bologna, Verona. In Italia quasi nessuno compra la fotografia e di collezionisti internazionali non ce ne sono e non ne vengono. Parigi e Basilea sono vicine ed è lì che preferiscono andare.
L'Italia è sempre stato un paese di grandi fotografi. Sono i saldatori che mancano. Ma manca anche una presa di coscienza delle istituzioni che in questi anni ha fatto cose discutibili (come per il cinema). Una realtà, la macchina istituzionale, guidata da chi non ha la patente.
Non è perchè prendi qualche milione e li distribuisci a pioggia (stessa cosa vale per il cinema) che hai formato un sistema sano e produttivo.

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